La storia finora: un misterioso Consorzio, rappresentato da Cheer Chadwick, ha incaricato l’A.I.D. di “realizzare” un’armata di super esseri per uno scopo sconosciuto. Monica Rappaccini, la Scienziata Suprema dell’A.I.D., ha inviato una squadra di mercenari guidata da Moonstone a rubare dai laboratori dello S.H.I.E.L.D. dei campioni di materiale genetico di vari supereroi e supercriminali ma una talpa all’interno della sua organizzazione ha avvertito lo S.H.I.E.L.D. e i mercenari hanno trovato ad aspettarli i Vendicatori Segreti. Dopo un duro scontro i buoni sono stati sconfitti e i cattivi si apprestano, forse, ad ucciderli.

GOODNIGHT MOON

Di Carlo Monni, & Carmelo Mobilia

(con un piccolo contributo di Fabio Volino)

 

 

Un’installazione segreta dello S.H.I.E.L.D.

 

I Vendicatori Segreti erano a terra sconfitti e la squadra di supercriminali guidata da Moonstone incombeva su di loro.

<Ora cosa facciamo di loro?> chiese Snapdragon.

<Cosa?> replico Warhawk <Molto semplice: li uccidiamo e non ci pensiamo più. Chi è d’accordo con me?>

<Io…> rispose Tagliagole, impugnando una delle sue lame e puntandola alla gola di Steve Rogers.

Per un attimo sembrò che Snapdragon stesse per dire qualcosa, ma fu invece Moonstone a parlare:

<No!> disse risolutamente <Non voglio morti inutili.>

<CHE COSA?> la apostrofò Warhawk < Ti sei forse rammollita? Da quel che so di te, un tempo eri più spietata. Non è che a furia di recitare la parte dell’eroina quando eri coi Thunderbolts ci hai preso gusto?>

<Non dire idiozie.> ribatté Karla Sofen <A differenza di altri, io imparo dai miei errori e so che uccidere una squadra scelta dello S.H.I.EL.D. ci procurerà molti più guai che un semplice furto. Se facciamo fuori anche uno solo dei suoi Fury non ci darà tregua, è garantito.>

<Ha ragione> la spalleggiò Scorpia <abbiamo quello per cui siamo venuti, non c’è bisogno di versare sangue inutilmente. Andiamocene.>

<E li lasciamo così? Io dico di farli fuori. In questo modo faremo capire cosa succede a chi intralcia i nostri piani.> insistette Tagliagole.

<Non siamo qui per occuparci di omicidi, ma per un furto. Non perdiamo altro tempo; prediamo quello per cui siamo venuti e andiamocene.> replicò una nervosa Snapdragon.

<Questa non è una democrazia. Non lo stiamo mettendo ai voti.> riprese Moonstone <Ho detto di no. E qui gli ordini li do io. Hai fretta di tornare a Ryker’s, Tagliagole?>

Sbuffando, Daniel Leighton ripose la lama nel fodero. Warhawk non aggiunse nient’altro; lui era un soldato, in quanto tale ed eseguiva gli ordini. Anche i più scomodi. Il gruppetto lasciò il campo di battaglia. Solo Snapdragon si voltò per dare un ultima occhiata a Rogers e alla sua banda; dopodiché presero il loro bottino e sparirono senza lasciare alcuna traccia.

Oppure no?

 

 

Manhattan, New York. Un po’ di tempo fa.

 

La Grande Mela era decisamente un affollato luogo di ritrovo: uomini di affari, coppie fidanzate o sposate, amici… tutti riempivano, a seconda dei loro redditi, i molteplici bar della città di New York, confidandosi notizie o segreti. La stessa cosa valeva anche per i supereroi, per due in particolare.

<Non posso crederci.> affermò Steve Rogers <Mi hai copiato.>

<In che senso copiato?> chiese Jeff Mace.

Al sicuro in un separé, lontano da orecchie indiscrete, i due amici si ritrovavano settimanalmente per raccontarsi le loro ultime vicissitudini. Per Steve Rogers fino a poco tempo prima si trattava solo di verifiche di temi scolastici o lezioni sulla storia americana poi c’era stato il ritorno sulla scena di Bucky e la formazione dei Vendicatori Segreti e tutto era cambiato, per Jeff Mace invece era tutt’altra cosa dal momento che era lui ad aver raccolto l’eredità di Rogers ed a portare avanti la tradizione di Capitan America. E non si parlava più di settimane ormai, ma di molti mesi.

<I quattro di Cap.> precisò Steve.

<” Quattro di Cap”?>

<Sì. Vedi, poco dopo che entrai nei Vendicatori ci fu un cambio di formazione, il primo vero cambio di formazione di questo gruppo. Iron Man, Thor, Giant-Man e Wasp, per vari motivi, si distaccarono dai Vendicatori e lasciarono il posto a Occhio di Falco, Quicksilver e Scarlet. Ragazzi all’epoca avventati, inesperti, che avevano bisogno di una guida: quella guida fui io. Insieme la stampa ci diede quel titolo che ti ho appena detto. Non fu un periodo facile…>

<Adesso che me ne hai accennato… Occhio di Falco si stupisce ancora oggi che tu non gli abbia mai rotto il muso, visto quanto era spocchioso.>

<Sì, anch’io ne sono stupito a volte.> sorrise Steve Rogers.

<Com’erano quei tempi, Steve?>

<Molto, molto diversi da quelli di adesso. La parola terrorismo era praticamente sconosciuta ed i supercriminali non uccidevano per il semplice gusto di farlo. Come si sono imbarbariti i tempi in un così breve periodo, una vecchia cariatide come me non vi si riconosce più.>

<Ma questo cos’ha a che vedere con me?>

<Beh, anche tu per un po’ sei stato alla guida di un gruppo, una succursale dei Vendicatori per così dire.>

< “I Patrioti”, sì. Un esperimento appena cominciato, che sembra essere già morto, però. Ci siamo dispersi presto.>

<A quanto mi è stato detto, la vostra prima missione è stata un successo. Però ha sollevato alcuni tuoi dubbi.>

<Esatto. Ti avevo accennato di questo nuovo Bucky comparso sulla scena…>.

<Beh ora sappiamo chi è: il nipote di Isaiah Bradley… ora si fa chiamare Patriot, come tuo nonno. Ieri sera ne ha combinata un’altra delle sue.> disse Steve con tono contro <Un criminale da lui pestato ora è in coma farmacologico. Ho paura che uno di noi due dovrà fargli un discorsetto.>

<Dovrei vederlo più tardi, al Palazzo dei Vendicatori.>

<Quando vai lì, se ti è possibile, vorrei che conducessi un’altra indagine. Per conto mio.>

<Uh? Steve, se volevi suscitare la mia curiosità ci sei riuscito alla grande.>

Il suo predecessore gli porse una lettera.

<Ecco, questa è la copia di una missiva che ho ricevuto solo una settimana fa. È da parte di quel Generale Phillips che era il supervisore delle mie attività come Capitan America durante la Seconda Guerra Mondiale: era indirizzata a me… alla sede del mio reparto in Inghilterra… ma, ci crederesti? È rimasta bloccata per anni in un deposito delle poste. L’hanno ritrovata per caso durante una ristrutturazione e dopo un bel po’ di passaggi che ti risparmio è finita nelle mani di Nick Fury che me l’ha consegnata. Lo so, lo leggo dallo sguardo nei tuoi occhi: ti chiedi perché non lo faccia io di persona ma al momento debbo occuparmi di altre cose.[1] Ed Ecco il passaggio che più mi ha inquietato: “Per tutta la mia vita ho conservato un segreto, un segreto di cui mi vergogno profondamente, soprattutto perché avrei potuto fare qualcosa per impedire una terribile tragedia. Ha a che vedere con te, Rogers, con la nascita di Capitan America: c’è qualcosa che non sai del Progetto Rinascita, qualcosa che ha macchiato in profondità le nostre coscienze. Io non ho avuto il coraggio di svelarlo, ma ora che la guerra sta per finire tutto il peso di quella mia colpa mi sta distruggendo. Fallo tu, Rogers, dì al mondo che…” E qui la lettera si interrompe, prima ci sono solo dei ringraziamenti per il servizio che ho reso alla patria.>

<Si blocca proprio sul più bello, eh? Quasi come se fosse stata fatta apposta, forse è solo uno scherzo di pessimo gusto.>

<Fury non è tipo da farsi ingannare in modo così plateale. E poi il tutto mi sembra troppo elaborato per essere falso. La carta è datata: certo, oggi esistono dei metodi per farlo artificialmente… ma il tocco di quella lettera mi ha riportato alla memoria i miei tempi, quando non esistevano diavolerie come gli SMS e i TVTB.>

<Ehi, ti sei messo al passo coi tempi!>

Steve sorrise.

<Inizialmente pensavo al Maggiore Libertà, ma… Phillips non avrebbe certo compianto un soldato che aveva ucciso un suo superiore. No, deve esserci sotto qualcos’altro. Scoprilo tu se puoi, Jeff, poi ne riparleremo.>

Il giovane che al momento era Capitan America prese la lettera e la ripose con cura in una sua borsa.

<Farò il possibile, amico mio. Ora però ti devo lasciare: ho una riunione di redazione al giornale e poi spero proprio di recarmi al Palazzo. Ci vediamo!>

Con rapidità, Jeff Mace estrasse alcuni dollari dal portafoglio e li posò sul tavolo. Poi ripartì prima che Steve Rogers potesse dirgli qualcos’altro.

“Agile e scattante quasi come me” fu il suo pensiero.

Qualche minuto dopo anche l’ex eroe a stelle e strisce uscì dal locale.

 

 

Installazione segreta dello S.H.I.E.L.D. Oggi.

 

Steve Rogers aprì gli occhi e si rimise in piedi di scatto. Perché gli era tornato in mente proprio quel particolare ricordo? Era stata l’ultima volta che aveva visto il ragazzo. Quello stesso giorno era saltato in aria il quartier generale del F.B.S.A. a Washington[2] proprio mentre Steve e la squadra erano impegnati contro l’A.I.D.[3] e con quello che era successo dopo lui si era completamente dimenticato di quella lettera e non aveva nemmeno pensato di chiedere se Jeff aveva fatto in tempo a scoprire qualcosa. Una volta finita questa storia avrebbe dovuto riprendere le indagini personalmente. Lo doveva al ragazzo… e se stesso. Ma prima doveva pensare ai suoi compagni.

<State bene?>

<Sono ferito solo nell’orgoglio.> rispose il Soldato d’Inverno.

<Quella stronza... ma chi era? Senza di lei quel cretino col pizzetto non mi avrebbe mai messo sotto...> brontolò Nomad.

<Brillava... come una stella. Abbagliante. Mi gira ancora la testa per le botte prese...> sbuffò Donna Maria Puentes.

<Moonstone.> disse Yelena Belova, la Vedova Nera <Alias Karla Sofen. Poteri di origine aliena a causa di una misteriosa “pietra lunare”, tra i quali il volo, capacità di proiettare raggi e rendersi intangibile.>

<Molto bene Yelena> le disse Rogers, compiaciuto <Vedo che hai studiato bene il suo profilo. Purtroppo, conoscerla non è stato sufficiente per evitare di venire colti di sorpresa.>

<Perché non ci hanno uccisi?> domandò il Soldato d’Inverno <Io... ai vecchi tempi, lo avrei fatto.>

<Non lo so.> rispose Steve <Non lo so davvero. >

<Comandante, venga a vedere.> lo richiamò Yelena.

<Cosa c’è?>

<Qualcuno di loro ha lasciato questo. A lei cosa sembra?>

<Quello che sembra a te: un segnalatore. Ma non avrebbe senso>

<Quella donna... quella in armatura. Mi è sembrato che esitasse...> notò Donna Maria <Lì per lì non ci ho fatto caso, ma ora la cosa inizia ad acquisire senso...>

<Snapdragon...> mugugnò Rogers.

<La conosci, Steve?> domandò Nomad.

<Non proprio. Cioè, conoscevo una donna, tempo fa, che utilizzava quell’alias... ma a quanto ne so, dovrebbe aver smesso. O almeno così pensavo...>

Steve si mise a riflettere: e se fosse stata realmente lei? Tutto avrebbe avuto senso. Oppure potrebbe essere stata Mamba Nero... non era certo una santa, ma neppure una terrorista.

<Steve? A cosa stai pensando?> gli chiese Donna Maria.

<Ho dei sospetti al riguardo, ma per ora preferisco tenermeli per me. Torniamo alla base. Amadeus saprà di certo dirci qualcosa di più, riguardo a quest’oggetto.>

 

 

Washington D.C. Ambasciata della Federazione Russa.

 

Il colonnello Anatoly Vladimirovich Serov, capo della sezione americana del servizio segreto militare russo, noto come G.R.U. [4] era in videoconferenza con Il Contrammiraglio Arkady Pavlovitch Bezukhov, vice capo di quell’organizzazione.

<<Ne è proprio sicuro colonnello?>> chiese questi al suo sottoposto.

<Sì signore.> rispose Serov <Non ho alcun motivo di dubitare della lealtà della Vedova Nera… e questa è un’occasione d’oro per noi: una nostra agente membro di una squadra segreta dello S.H.I.E.L.D. in grado di avere accesso a segreti importanti per la sicurezza della madrepatria, informazioni da cui siamo tagliati furi da quando il Cremlino ha deciso di rompere ogni legame con quell’organizzazione… e poi c’è il Soldato d’Inverno.>

<<Già… il Soldato d’Inverno.>> mormorò, pensieroso, Bezukhov, <<Fino al mio insediamento nel mio attuale incarico ero tra quelli persuasi che fosse una leggenda o un nome in codice usato da vari agenti nel corso dei decenni, poi ho appreso la sconcertante verità su di lui… ed ora è un membro di questa… squadra segreta.>>

<Si signore.> riprese Serov <E c’è di più… la Vedova Nera ora è la sua amante e lui si fida ciecamente di lei, che lo ha convinto che sta facendo il doppio gioco a loro favore. Anche per questo le credo… non aveva bisogno di raccontarmelo.>

<<Ricapitolando: la Belova è riuscita, e non fatico a crederlo, a diventare l’amante del Soldato d’Inverno e l’ha convinto che fingerà di spiarli per conto nostro mentre in realtà spierà noi per conto dello S.H.I.E.L.D.

E lui… e gli altri di quella squadra ci hanno creduto? Mi sembra impossibile.>>

<La Belova sa essere…molto persuasiva, l’abbiamo addestrata anche per questo e lei ha saputo guadagnarsi la loro fiducia. Gli Americani sanno essere terribilmente ingenui in certe cose, lo sa.>

<<Anche questo è vero. Va bene, Serov, la sua operazione è approvata. Ne parlerò col Direttore e col Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale,[5] ma non prevedo problemi… specie quando farò il nome del Soldato d’Inverno.>>

<Intende avvertire anche i direttori di S.V.R.[6] e F.S.B.?>[7]

Bezukhov fece una smorfia di disgusto mentre rispondeva:

<<Non devo niente a quell’arrivista di Menikov[8] e Alexi Mikhailovitch Vazhin[9] era amico mio. Che lo informi il Segretario se vuole e…  Serov… questa cosa rimane strettamente tra lei e la Vedova Nera. Non si azzardi a parlarne con il “residente” dell’S.V.R. a Washington o si ritroverà in una stazione di ascolto nell’estremo nord della Siberia, questa è una nostra operazione e tale deve rimanere, sono stato chiaro?>>

<Perfettamente, signore.> rispose l’ufficiale con un sospiro.

 

 

Gary, Indiana.

 

Una donna posò un mazzo di fiori su una tomba, sulla cui lapide c’era scritto:

PHILIP LYONS, FRATELLO AMATO.

Un appellativo che era ripetuto più volte in questo cimitero, ma che corrispondeva a verità per sua sorella Priscilla. Phil era davvero la sua ancora di salvezza, poi però era stato ucciso e lei aveva dovuto cambiare. Qualcuno si sarebbe arreso, non avrebbe lottato, Priscilla no: grazie all’aiuto di un uomo straordinario ed alla sua forza di volontà aveva iniziato a combattere contro quei criminali che avevano causato la morte di suo fratello. E li combatteva ovunque, senza avere una fissa dimora: non era un caso dunque che il suo nome in codice fosse Vagabond.

Solo che la sua fragilità emotiva era ben evidente e di questo qualcuno ne aveva approfittato: all’inizio un consorzio di assassini di supercriminali, poi era stata Priscilla stessa a scivolare nell’abisso della perdizione. Perché aveva bisogno costantemente di una guida che le indicasse la via: senza si sentiva perduta. Era una donna che doveva ancora crescere, maturare. Forse era giunto il momento di farlo.

<Ciao, Phil…> disse <…era da molto che non venivo qui, vero? Non venivo perché mi vergognavo profondamente di me stessa, di quel che ero diventata. Sentivo di aver infangato la tua memoria, eppure non riuscivo a cambiare rotta. Poi ho incontrato delle persone straordinarie, che mi hanno fatto capire i miei errori. Ed adesso sono finalmente una persona nuova. Sono… tornata ad essere Vagabond: e non solo per te, te lo confesso, ma anche per me. Perché combattere per ciò che è giusto mi aiuta a non guardarmi alle spalle, a rimuginare sulle mie colpe, questo mi ucciderebbe. Dunque vado avanti, fratello mio, e sono sicura che da qualche parte tu mi stai guidando: spero tu sia orgoglioso di me. Io… io farò del mio meglio.>

Le lacrime represse per fin troppi minuti sgorgarono infine dagli occhi di Priscilla Lyons: lei non provava a fermarle, le osservava cadere sulla lapide e bagnarla. Le vedeva come lacrime purificatrici, che avevano estirpato tutto il male presente dentro di lei.

<Grazie, Dr. Samson.> mormorò <Grazie, Sersi. E grazie soprattutto a te… Capitan America: non so chi tu sia, ma sono certa che dentro di te batte un cuore immenso. Capace di cambiare il mondo… ed anche questa ragazzina svampita dell’Indiana.>

Priscilla si asciugò gli occhi bagnati con un fazzoletto e si avviò verso l’uscita dal cimitero. Lì, in un’auto nascosta dietro a dei cespugli, qualcuno la osservava grazie ad un binocolo ad infrarossi.

<Soggetto agganciato, capo.> disse.

<<B… Be… bene.>> la voce all’altro capo del walkie-talkie era grandemente sofferente, come se fosse sull’orlo della morte <<No… Non perderla di vista. La mia… mia… mia vendetta inizierà da lei.>>. 

 

 

Ore dopo. Un luogo segreto da qualche parte nel subcontinente nordamericano

 

<L’operazione è stata un successo, a quanto pare.> esclamò Monica Rappaccini.

<Ne dubitavi forse?> le rispose Moonstone.

<No affatto. Posso vedere i campioni che siete riusciti a prelevare?>

<Certamente...> Moonstone posò sulla scrivania della donna la borsa frigorifera in cui erano contenuti i campioni di DNA. La Rappaccini l’aprì, riempiendo l’aria con uno sbuffò pneumatico e del vapore acqueo che ne fuoriusciva.

<Quello che vedi è il materiale genetico che lo S.H.I.E.L.D. ha prelevato dai seguenti superumani> disse Moonstone leggendo la lista che ne elencava il contenuto <Lizard, ibrido umano-rettile. Angelo Unscione, mutante. Lonnie Lincoln, mutato. Leonard Samson, gammairadiato. Edward Whelan aka Vermin, ibrido umano-ratto. John Falsworth, presunto vampiro. Victor Creed aka Sabretooh, mutante. Ehi c’è persino quello di Sub Mariner…>

<Sabretooth, hai detto?>

<Si…>

Monica afferrò la bocchetta in questione, poi fece segno ad uno dei suoi scienziati, e prese una siringa e prelevò una piccola quantità di materiale genetico.

<Sono sorpresa; solo quello di Namor varrebbe milioni... e tu sembri interessata a quello di un brutale animale come Creed...>

<Mia cara Karla, tu non hai idea del valore di quel campione. Sabretooth è celebre per la sua ferocia, ma è la sua capacità di rigenerare i tessuti che m’interessa…>

<Appunto; parecchio strano per una che guida un organizzazione votata alla distruzione... non è per quella che sta la “D” di A.I.D.?>

<Precisamente. Ma ci sono alcune cose che mi stanno a cuore che vorrei non andassero... distrutte.>

A che cosa si riferiva? Il tono con cui pronunciò quelle parole dava l’impressione di qualcosa di personale... chissà di cosa si trattava. Era evidente che cercava di ricavare una qualche cura dal fattore rigenerativo contenuto nel DNA del mutante... ma per cosa? E soprattutto, per chi?

“La curiosità è femmina” dice un proverbio, e Karla Sofen ne fu invasa.

 

Intanto, la sua squadra di mercenari restava fuori dalla porta, mentre le due sofisticate donne discutevano fra loro.

<Mi fa strano sapere che sia una donna a gestire tutto questo macello…> osservò Warhawk, subito adocchiato male dalle sue colleghe.

<Sai amico, c’è qualcosa sull’emancipazione femminile che dovresti imparare...> gli disse Mamba Nero, stizzita.

<Non è colpa sua> disse Scorpia <Viene dall’esercito. Un modo di pensare fallocentrico. Ho conosciuto parecchi uomini che la pensavano come lui. Ne ho mandati all’ospedale parecchi.>

<Io vorrei sapere piuttosto quand’è che ci pagano. La Rappaccini pare una piena di grana, non vorrei che giocasse al ribasso…> disse Tagliagole.

Snapdragon approfittò del momento di quiete per avvicinarsi a lui.

<Senti, posso parlarti in privato?> gli chiese.

<Si... vieni da questa parte.> le rispose, accendendosi una sigaretta e abbassandosi il cappuccio sulle spalle.

 

 

Base dei Vendicatori Segreti.

 

<Veramente interessante...> osservò Amadeus.

<Allora? Di che si tratta?> domandò Steve Rogers.

<Anche senza le mie conoscenze tecniche devo riconoscere che sa il fatto suo, Comandante: aveva ragione, è un segnalatore di posizione. E a lunga gittata, per di più.>

<Lo supponevo, ai tempi in cui collaboravo con lo S.H.I.E.L.D. ne ho visti a bizzeffe. Per questo mi sembrava... familiare.>

<E le dirò di più; non è solo simile ad un segnalatore S.H.I.E.L.D.; è proprio uno di essi.>

<Cosa?>

<Si, ne sono certo; ho a disposizione molta della loro attrezzatura, il colonnello Fury mi ha concesso l’accesso a buona parte del loro arsenale. È uno dei nostri, ne sono certo.>

La frase lasciò tutti i membri della squadra perplessi: evidentemente c’era una talpa nel gruppo di Moonstone. Un ex agente dello S.H.I.E.L.D., forse? E se sì, perché Fury non gli aveva detto nulla?

<Puoi risalire alla fonte del segnale?>

<Mi dia qualche minuto e vi darò la posizione esatta, Comandante.> rispose Cho mettendosi al lavoro.

<Steve, chi sospetti che possa essere la talpa?> gli chiese Bucky.

Gli occhi di tutti erano puntati su Rogers.

<Ho due possibili candidate: una è la donna dai capelli neri con cui mi sono battuto, Mamba Nero. Lavorava per una squadra di criminali mercenari nota come “la Società dei Serpenti”, ma in un paio di occasioni in passato siamo stati alleati; una volta mi ha aiutato a fermare il folle piano di una pazza chiamata Superia.>[10]

<E l’altra?> intervenne Yelena.

<L’altra... potrebbe trattarsi di Rachel Leighton, un tempo nota come Diamante. Per un certo periodo è stata costretta a lavorare per conto di quella Superia di cui vi accennavo prima, adottando l’alias proprio di Snapdragon,[11] ma da quanto sapevo di lei, era tornata a rigar dritto.[12] Pensavo dunque che sotto quella maschera si celasse un’altra persona. Mi dispiacerebbe scoprire che è tornata a darsi al crimine.>

<Beh ma se ci ha lasciato il segnalatore, vuol dire che non è una criminale, no?> disse Donna Maria.

<Forse. Può essere.>

<Rachel Leig... ehi me la ricordo: era la pupa che ci ha aiutato con quella faccenda dei serpenti a New York, qualche anno fa. [13] Non stavate insieme?> disse Jack.

<È esatto Nomad.> si limitò a rispondere Steve.

Sentendo queste parole, una smorfia comparve per qualche istante sul volto di Donna Maria.

<Allora perché non provi a contattarla per verificare se è davvero lei?>

<Lo escludo. Io e lei non ... abbiamo più contatti da molto tempo. Non sa neppure che sono ancora vivo.>

<Allora... forse è per quello che ha esitato.> osservò ancora la bella centro-americana <Ora mi è chiaro...>

<Non abbiamo certezze che si tratti proprio di lei, Maria. La mia è solo una supposizione.>

<Oh dai; se non è lei, chi è? È per questo che non ha attaccato per prima, ne sono certa; l’averti visto vivo e vegeto deve averla sconvolta.> ribadì ancora.

<Ehi, Nick che dice al riguardo? E com’è che non ci ha detto nulla?> chiese Bucky.

<Il colonnello Fury non è raggiungibile al momento. Ho provato a contattarlo non appena siamo rientrati.> rispose la Belova.

<Comandante> richiamò l’attenzione Amadeus Cho <Ho rintracciato il segnale.>

 

 

Un luogo segreto da qualche parte nel subcontinente nordamericano

 

Monica Rappaccini sollevò gli occhi dal microscopio e si concesse finalmente un sospiro di sollievo: il composto era stabile e stavolta avrebbe funzionato. Il campione portatole la volta precedente da Moonstone[14] era troppo deteriorato ma questo era perfetto. Quella sciocca di Cheer Chadwick ed il suo stupido consorzio di cospiratori non immaginavano nemmeno che lei era pronta a mandare comunque Moonstone a rubare uno specifico campione di DNA e che essere profumatamente pagata per farlo era un bonus più che benvenuto. Avrebbe creato per loro un esercito di superesseri che avrebbe fatto fare la figura dei dilettanti al Power Broker e al Dottor Demonicus.[15] Ma ora aveva altro in testa… una cosa decisamente più personale.

<Agente Scorpia. Vieni al laboratorio.> disse in un comunicatore,

Pochi minuti dopo la ragazza con la tuta verde entrò nella sala.

<Voleva vedermi Scienziata Suprema?> chiese.

<In privato puoi non essere formale, Thasanee… e se vuoi puoi anche chiamarmi mamma.>

La ragazza si tolse la maschera che le copriva il volto rivelando un’indubbia somiglianza con Monica Rappaccini.

<Come desideri… mamma...> replicò con voce vagamente sprezzante.

Le somigliava di certo, pensò Monica: altera e sicura di sé nonostante la giovane età... o forse proprio per quella.

<Ho trovato una cura per… il tuo problema,> le disse.

La maschera di impassibilità della giovane si incrinò per un attimo.

<Vuoi dire la degenerazione cellulare causata dagli stessi fattori che mi hanno dato i miei poteri?> chiese.

<Esattamente. Tutti i test sono stati positivi. Ne rimane uno solo.>

<Quello su di me… certo. Va bene sono pronta. Procediamo>

<C’è sempre il rischio di qualche effetto collaterale.>

<Morirei un po’ prima. Non fa poi molta differenza.>

“Non voglio che tu muoia” pensò Monica. La ragazza davanti a lei era la sola persona al mondo di cui le importasse davvero qualcosa. Quando aveva capito che il DNA del suo padre biologico era la sola cosa che potesse salvarla avrebbe fatto di tutto per procurarselo. Se fosse stato assolutamente indispensabile sarebbe perfino andata da lui a dirgli la verità e chiedergli aiuto… per fortuna non era stato necessario

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da una voce al comunicatore che annunciò:

<<Sta arrivando Miss Chadwick, Scienziata Suprema.>>

<Ditele che sarò da lei tra pochi minuti.> rispose la Rappaccini, poi si rivolse alla figlia <Continueremo più tardi. Ora seguimi: abbiamo un’ospite di riguardo e dobbiamo riceverla come si conviene ad una del suo rango.>

Con una smorfia di disgusto la ragazza si rimise la maschera e seguì la madre fuori dal laboratorio

 

A parte il colore dei capelli, c’era davvero ben poco che le due donne avessero in comune, quello che le univa veramente era l’incarico che Cheer Chadwick aveva affidato a Monica Rappaccini.

<Quando sarà pronto il primo… contingente?> chiese Cheer.

<Tenuto conto di tutto, compresi i tempi di addestramento all’uso dei superpoteri, ritengo che i suoi supersoldati saranno operativi tra sei mesi al massimo.> rispose Monica.

<Accettabile.> Cheer smanettò col suo tablet ed infine disse <Fatto: la seconda tranche dell’onorario concordato è stata accreditata sul conto da lei indicato. La terza sarà pagata quando i supersoldati saranno effettivamente operativi, come d’accordo.>

<Benissimo. Ci metteremo al lavoro non appena ci invierà i volontari che lei ed il suo Consorzio avrete indicato.>

Il boato di un’enorme esplosione interruppe la conversazione tra le due donne.

<Ma che succede??> esclamò la Chadwick.

<Non ne ho idea.... > le rispose Monica, egualmente sorpresa.

<<Mi scusi signora…>> la voce di uno degli agenti dell’A.I.D. arrivò da un comunicatore <<…ma siamo sotto attacco. Unità S.H.I.EL.D.... non so come devono averci rintracciato.>>

<Moonstone!> gridò ancora la Rappaccini <Mi avevi garantito che nessuno ti aveva seguita! Tu e il tuo branco di idioti vi siete fatti pedinare!>

<Lo escludo categoricamente> le rispose Karla Sofen <Siamo scappati senza lasciare alcuna traccia! Dev’esserci una talpa trai tuoi uomini...>

<Devono essere stati quegli stronzi... te lo avevo detto di eliminarli, ma tu no... hai detto: “Niente spargimenti di sangue” e guarda cosa c’è successo!> urlò rabbioso Tagliagole.

<Tu chiudi il becco, nessuno ti ha interpellato!> rispose la donna, stizzita dal fatto di venir criticata.

<Non è il momento di litigare, dobbiamo metterci in salvo! Non c’è una via di fuga segreta, in questo cesso di base?> chiese Cheer Chadwick.

<Certamente. Seguitemi.>

Monica Rappaccini premette un pulsante sotto la sua scrivania e questa pochi istanti dopo si spostò di alcuni metri, scoprendo una botola da cui si intravedeva una scalinata metallica.

 

Pochi minuti dopo le tre donne, seguite dal resto della squadra di Moonstone e da cinque guardie passarono attraverso il passaggio sotterraneo, dirette verso la salvezza.

Il rumore dei passi riecheggiava nel corridoio dalle pareti e il pavimento metallico, mentre si dirigevano verso quello che aveva l’aria di essere un jet supersonico, quando improvvisamente i cinque agenti A.I.D. aumentarono il passo e sbarrarono il passo alla loro leader e ai suoi ospiti.

<Cosa diavolo stai facendo idiota?> disse la donna con tono irritato.

<Tu permetti ad uno dei tuoi scagnozzi tanta audacia? Mio padre lo avrebbe fatto fucilare all’istante!> aggiunse Cheer Chadwick.

<Siamo spiacenti, ma noi non prendiamo ordini da nessuno> disse l’uomo, privandosi della sua uniforme e rivelando la stella bianca che gli ornava il petto.

<TU!> gridarono all’unisono Monica e Moonstone, riconoscendo Rogers nell’uomo che le ostacolava.

<E non è solo...> disse Donna Maria, mentre anche lei e il resto del team si disfacevano dell’uniforme A.I.D.

<Vi abbiamo isolato dal resto dell’esercito.  Tra poco arriveranno davvero le unità dello S.H.I.E.L.D. Non avete scampo. Consegnatevi senza fare storie.> ordinò loro Steve con il consueto tono autoritario.

<Col cavolo!> gridò Tagliagole <Stavolta non faremo l’errore di lasciarvi vivere!> e si lanciò all’attacco impugnando le sue armi da taglio.

Ma improvvisamente la sua compagna Snapdragon lo colpì con un calcio, disarmandolo e impedendogli di avvicinarsi a Steve.

<No Daniel... ha ragione: la cosa finisce qui, adesso.> disse la donna privandosi della parrucca rossa e della maschera metallica, rivelando il suo vero volto.

<Rachel... tu? Ma come... perché.... > borbottò Tagliagole, sorpreso e stupito.

< Puttana traditrice!> le urlò Moonstone, colpendola con un raggio stordente alla schiena.

<RACHEL!> gridò Steve, preoccupato.

 

Fu quello il “gong” che diede via allo scontro che ne seguì: Warhawk con in mano il suo pugnale si gettò all’attacco del Soldato d’Inverno, ma stavolta Bucky evitò lo scontro con esso, spostandosi di lato e lasciando l’incombenza a Nomad.

<Lascialo stare bestione: ce la vedremo tu ed io.> disse Jack all’ex marine, ma questi non sembrava impressionato dalla spacconata del suo rivale.

Moonstone sembrava più scocciata che preoccupata: la situazione era irritante, quel tizio biondo le aveva messo il bastone tra le ruote per la seconda volta... ma non era certo un ostacolo per lei: si innalzò in volo come l’altra volta e lo puntò, mentre lui stava soccorrendo quell’infame di Snapdragon.

<Non so chi tu sia, maledetto, ma è l’ultima volta che intralci i miei piani...> disse pronta a colpirlo con uno dei suoi laser.

Donna Maria Puentes se ne accorse e impugnando la sua pistola le sparò alcuni colpi, ma i dardi stordenti la la attraversarono, in quanto la donna si rese intangibile.

<Ok, vorrà dire che mi occuperò prima di te> le disse Moonstone cercando di colpirla con un raggio che la bella moretta schivò a fatica; ma improvvisamente Karla Sofen sentì una violenta scossa, una scarica neurale che le bloccò i muscoli e la fece precipitare; si sarebbe schiantata al suolo, se il Soldato d’Inverno non l’avesse afferrata al volo.

<Se ti stai chiedendo cos’è successo…> le disse <…ho neutralizzato la tua pietra lunare grazie ad un congegno inventato da un mio amico. Non chiedermi i dettagli, non so come funziona la parte tecnica... ma adesso sei innocua, per cui non tentare mosse azzardate.>

<Se no cosa farai, James? Mi ucciderai come facevi una volta?> gli disse la donna.

<Tu... come lo sai?>

<Ti conosco molto bene, James Buchanan Barnes... abbiamo parlato parecchie volte, nei mesi scorsi.>

<Quando… come?>

Per la sorpresa Bucky aveva mollato la presa ma una volta libera Karla Sofen non fece nulla per attaccarlo o tentare di fuggire, invece si tolse l’elmetto e mentre scuoteva i lunghi capelli biondi puntò gli occhi azzurri e penetranti su di lui.

<Tempo fa mi sono infiltrata nel team di psichiatri incaricati di valutarti ed aiutarti dopo la tua cattura.[16] È stata un’esperienza molto interessante. Ho imparato molte cose su di te. Per esempio che ti piace uccidere, sei un assassino nato.>

-No! Non è vero!> replicò lui con rabbia.

<Dici? E allora come mai i Russi ti hanno così facilmente trasformato in un killer senza rimorsi? Nessuno può essere condizionato a fare cose che ripugnano alla sua natura non lo sapevi? E uccidere è nella tua natura, per quanto ti sforzi di negarlo.>

<Fai silenzio.> si limitò a dirle il Soldato d’Inverno mentre la ammanettava e le fissava al collo un congegno che le avrebbe inibito l’uso dei suoi poteri, ma l’espressione sul suo volto diceva chiaramente che era turbato.  Karla si concesse un sogghigno soddisfatto.

 

Nel frattempo, Mamba Nero fu completamente presa alla sprovvista: non sapeva che Snapdragon fosse la sua vecchia amica Rachel... era da tanto che non si vedevano... e quel tizio biondo... le ricordava un certo uomo che aveva conosciuto anni fa... era davvero lui? Ma non era morto?

Dubbi, esitazioni che ne rallentarono le reazioni; la sua indecisione fu sfruttata dalla Vedova Nera che, silenziosamente, la prese alle spalle e colpendola con il suo “morso da vedova” al collo la neutralizzò mettendola K.O.

 

La Rappaccini, Cheer Chadwick e Scorpia approfittarono della situazione per scappare, percorrendo il tunnel in direzione opposta; Steve se ne accorse e, pur prestando soccorso alla sua vecchia fiamma, diede l’ordine di inseguirle:

<VEDOVA! MARIA! NON CI DEVONO SFUGGIRE! ANDATELE DIETRO!>

Le due donne fecero un cenno con la testa e le seguirono come da ordine.

<S-Steve...? S-Sei veramente tu.... n-non sto sognando??> esclamò Rachel con un filo di voce.

<Sono proprio io, Rachel. Non sforzarti troppo... so quello che quelle scariche provocano. Ma starai bene.>

Ma la donna non era preoccupata per le sue condizioni, quanto felice di constatare che l’uomo che forse non aveva mai smesso di amare fosse ancora vivo. Scoppiò in un pianto liberatorio:

<Oh dio ti ringrazio... Steve... oh Steve... non ci posso credere! Sei proprio tu... sei vivo! Come sono felice.>

<Anch’io sono contento di rivederti, Rachel. Adesso stai, qui: ho una missione da concludere.>

 

Neutralizzato Tagliagole, mancava solo Warhawk all’appello: Nomad lo stava colpendo con tutte le mosse più pericolose che conosceva, senza risparmiarsi, ma la pelle geneticamente modificata di Mitchell Tanner gli dava un vantaggio.

<Maledizione!> pensava Jack <Io sono più abile a combattere, ma questo bastardo coriaceo non cede di un solo millimetro... e io sono pure disarmato! Ma come diavolo pretende Steve che affrontiamo questi mostri con i soli pugni? Io...>

Lamentarsi tra sé e sé lo distrasse quel tanto che bastava per far si che Warhawk ne approfittasse; prima lo colpì al petto con un destro fortissimo, poi lo costrinse a terra, mettendogli le mani alla gola e cominciando a strangolarlo.

<Hai esitato e hai perduto. Non sei un soldato, sei solo un buffone.>

Jack sarebbe senz’altro morto, se Steve, caricando come un ariete il suo assalitore con il suo scudo energetico, non lo avesse liberato dalla morsa.

<Stai bene, Jack?> chiese.

<NO!> rispose Nomad furioso, massaggiandosi la gola.

Warhawk si rialzò in piedi, pronto a combattere. Ma al contrario di Jack, Steve però era abituato ad affrontare avversari con poteri superiori ai suoi: schivò il diretto di Tanner e colpendo dal basso verso l’alto piazzò un colpo alla trachea del suo avversario; questi si portò le mani alla gola, e istantaneamente Steve lo colpì prima ad un ginocchio, e poi ad una tempia, con un magistrale calcio rotante.

Warhawk cadde a terra privo di sensi.

Steve allora corse nella stessa direzione in cui erano andate le sue alleate, sperando di arrivare in tempo per la cattura, ma una volta arrivato vide che era già tutto finito. La Vedova e Donna Maria erano in piedi davanti ai corpi della Chadwick e della Rappaccini.

<Che cosa è successo?> domandò immediatamente Steve.

<Per prima cosa, voglio rassicurati: non sono morte.> disse Maria <Questa tizia non era una persona vera; era un avanzato L.M.D.>

Infatti, la Chadwick, da un buco che aveva all’altezza del cuore, mostrava dei circuiti da cui emanavano piccole scintille.

<Non me lo sarei mai aspettato, da lei.> commentò Steve.

<La conosci?> chiese Maria.

<L’ho incontrata anni fa.[17] Pensavo che fosse una ragazza superficiale, egoista e viziata ma non veramente malvagia. Mi sbagliavo a quanto sembra.>

<A volte capita anche a te, Steve.>

Lui accennò un sorriso.

<Non ho mai detto di essere perfetto.> replicò. Indicò la Rappaccini <Anche lei è un…>

<Un L.MD.? Sì.> rispose Yelena <Ho appena verificato. Come dite voi Americani? Ci hanno fregate.>

<Avete fatto comunque un ottimo lavoro, brave.>

<Non direi> gli rispose Yelena <Le abbiamo già trovate così, spente. C’era una terza donna con loro, quella coi capelli verdi. Devo presumere che per salvare la pelle ci ha lasciato questo regalino… e ci è sfuggita>

 

 

Lontano da lì. Su una navicella in volo sul Colorado.

 

<Ormai siamo in salvo, direi.> commentò Monica Rappaccini <Per fortuna avevo pensato a tutto nel caso ci avessero scoperti.>

<A quest’ora avranno già scoperto che stavano inseguendo degli L.M.D.> replicò Cheer Chadwick <Ha avuto una buona idea a fare la sostituzione una volta arrivato l’allarme e scappare mentre la sua agente, Scorpia, attirava i nostri avversari su una falsa pista. Probabilmente a quest’ora l’avranno catturata.>

<Temo di sì.> ribatté Monica insolitamente cupa, poi da un oblò vide una figura avvicinarsi in volo ad alta velocità grazie ad un jetpack. Quando riconobbe Scorpia la sua maschera di impassibilità si incrinò, sia pure solo per un attimo.

 Immediatamente ordinò di aprire un portello e quando Scorpia fu a bordo c’era emozione nella sua voce quando le disse:

<Sei salva.>

Scorpia fece una risatina e replicò:

<Ne sei sorpresa? Non è per questo che mi hai addestrato?>

Cheer Chadwick si intromise:

<In ogni caso abbiamo perso: tutto il materiale genetico recuperato è rimasto alla base.> la rabbia era chiaramente percepibile nel suo tono di voce <Questo è intollerabile.>

<È già la seconda volta che quella squadra di super agenti rovina un mio progetto.> commentò la Rappaccini <Alla terza farò in modo che non ne escano vivi.>

Al suo fianco Scorpia rimase silenziosa.

 

 

EPILOGO

 

Come promesso, le unità S.H.I.E.L.D. arrivarono a fare “pulizia” su ordine di Fury, opportunamente avvisato da Steve. I Vendicatori segreti intanto avevano già lasciato il luogo, a bordo del loro jet.

Un ospite speciale a bordo: Rachel Leighton alias Snapdragon, alias Diamante, ex amante e alleata di Steve Rogers. I due stavano in fondo, cercando di avere un po’ di privacy.

Yelena e Bucky erano ai comandi, Jack e Donna Maria nei posti subito dietro, entrambi tenevano il broncio. La bella ispanica cercava di mascherarlo, ma si sentiva gelosa: era chiaro che quella Rachel era ancora attratta da Steve... lui forse non se ne era accorto, ma una donna le nota certe cose. Doveva forse preoccuparsi di un eventuale ritorno di fiamma? Di solito era lei a suscitare questi sentimenti, era la prima volta che si trovava a ruoli invertiti: Steve le piaceva così tanto?

Jack invece era arrabbiato: era stufo di battersi contro pazzi terroristi senza poter utilizzare armi, era abituato a lavorare in un altro modo, i metodi di Steve cominciavano a stargli stretti. Sharon aveva ragione, Steve era troppo morbido: gliene avrebbe parlato al più presto.

Bucky Barnes era cupo e silenzioso. Yelena, seduta accanto a lui, gli strinse la mano.

<Cosa c’è, James?> gli chiese sottovoce.

<Stavo riflettendo.> rispose lui <Credi che si possa davvero cambiare? Fare ammenda per gli errori del passato anche quando sono gravi?>

<Io… credo di sì James… e dovresti crederlo anche tu.>

Poco lontano Steve stava spiegando un po’ di cose a Rachel Leighton.

<Allora quello seppellito a Arlington...> chiese lei

<Era il mio sostituto degli anni 50... lo “schiaccia-comunisti” ricordi? Mi pare di avertene parlato.> rispose Steve.

<Si, me ne ricordo. Dio Steve, non sai quanto ho pianto... mi hai fatto soffrire tantissimo! Sono venuta persino al tuo funerale.>

<Io volevo solo ritirarmi... è stata un’idea di Nick Fury quella di inscenare la mia morte... e credimi, la sto pagando; molti cari amici non l’hanno presa bene. E hanno ragione.> le rispose Steve con un’evidente nota di tristezza nella voce.

<Si, comprendo quello che dici. Dopo stasera credo di essermi giocata l’amicizia di Tanya... Mamba Nero... e anche l’affetto di mio fratello. Non hanno accettato che ho deciso di passare dalla parte della legge.>

<Io invece ne vado molto fiero Rachel. Sapevo che c’era del buono in te... l’ho sempre visto quando stavamo insieme.>

<Beh senza di te sarei ancora una poco di buono> ammise la donna, poggiando dolcemente la sua mano sopra quella di Steve <È stato anche per onorare la tua memoria che ho deciso di fare l’eroina. Questa cosa di Snapdragon... è un caso eccezionale; l’ho fatto solo perché avevo paura che Tanya e Danny avessero compiuto qualche sciocchezza.>

<Per proteggere loro, dici... ma allora non sei stata tu a lasciarci quel segnalatore?>

<Uh? Quale segnalatore?>

La sorpresa di Rachel fu per Steve eloquente; ma se non era stata lei, allora chi era stato?

 

 

Un luogo segreto

 

La ragazza dai capelli verdi entrò nella sua stanza e fece un’accurata ispezione e solo dopo che fu sicura di non essere controllata si permise di rilassarsi. Si tolse la maschera e ce un lungo sospiro poi attivò un micro auricolare inserito nel suo orecchio destro e sussurrò:

<Qui Agente Black a rapporto.>

La voce inconfondibile di Nick Fury risuonò forte e chiara nello strumento:

<<Procedi Agente Black.>>

<Tutto è andato come previsto… lei… la Scienziata Suprema… non ha alcun sospetto su di me.  Crede davvero che stia dalla sua parte.>

<<Che è quello che volevamo. Ottimo lavoro Agente Black.>>

La ragazza si concesse un sorriso di soddisfazione.

 

 

FINE?

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

Cosa dire alla fine di quest’episodio? Non molto, a dire il vero, quindi procediamo:

1)    Il titolo, sempre a tema lunare, è quello della più famosa canzone degli Shevaree contenuta nell’album di esordio del 1999 che è stato anche selezionato per la colonna sonora del film Kill Bill Vol. 2.

2)    Carmilla Black, alias Thasanee Rappaccini, alias Scorpia fa qui la sua prima apparizione MIT. Le differenze con la sua omologa inventata da Fred Van Lente & Leonard Kirk sono minime e quella più importante l’avete appena scoperta: è un’infiltrata nell’A.I.D. per conto di Nick Fury (che si è ben guardato di informarne i Vendicatori Segreti, ma scommettiamo che la cosa non vi ha minimamente sorpreso. -_^). Un’altra differenza è il suo nome in codice: non più Scorpione ma Scorpia per evitare confusioni con l’omonimo avversario dell’Uomo Ragno. Il Nome Scorpia, invece, era libero dopo che la precedente è stata uccisa su Ragno Nero #3.

3)    Chi è il padre di Scorpia? Tutti gli indizi fanno pensare che sia un noto superumano, ma chi? Lo saprete a tempo debito.

4)    Infine un sincero ringraziamento a Fabio Volino, per averci concesso di usare alcune sequenze inedite da lui scritte anni fa per introdurre due sottotrame che saranno sviluppate nei prossimi episodi e su cui, se vorrà, ci farà da consulente.

Nel prossimo episodio: un viaggio nel passato di Steve Rogers e Bucky Barnes nei giorni bui della Seconda Guerra Mondiale alle prese con gli orrori delle brughiere inglesi. In più le nostre solite sottotrame.

 

 

Carlo & Carmelo



[1] Come visto in Vendicatori Segreti #9/12.

[2] Visto in Capitan America #50.

[3] Negli episodi #10/12.

Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye. Direzione Centrale Informazioni (dello Stato Maggiore), il Servizio Segreto delle Forze Armate Russe.

[5] Equivalente Russo del Consigliere per la Sicurezza Nazionale americano.

[6] Sluzhba Vneshney Razvedki, il servizio di informazioni all’estero, omologo dell’americana C.I.A.

[7] Federal'naya sluzhba bezopasnosti, il servizio di controspionaggio interno della Federazione Russa.

[8] Vladimir Menikov, attuale direttore del F.S.B. come visto su The Others.

[9] Il precedente direttore.

[10] Su Captain America Vol. 1° #387/392 (In Italia su Marvel Extra #10).

[11] Su Captain America Vol. 1° #440 (In Italia su Iron Man & I Vendicatori #8).

[12] Nientemeno che con l’alias di Miss America su Avengers Icons MIT #17/19 e 2/26.

[13] Su Captain America Vol. 1° #344 (In Italia su Capitan America & I Vendicatori #72).

[14] Dietro le quinte dell’episodio #5.

[15] Che sta sviluppando un programma analogo come visto su Vendicatori Costa Ovest #31 e seguenti.

[16] Negli episodi #4 e 5.

[17] Su Captain America Vol. 1° #195 (Prima edizione italiana Capitan America, Corno, #117.